Ecomuseo della Montagna Pistoiese
Storia delle Ghiacciaie
L’itinerario del ghiaccio permette di ripercorrere la storia della produzione del ghiaccio naturale, sviluppatasi nella Montagna Pistoiese dalla fine del ‘700 ai primi decenni del ‘900, che aveva il suo asse principale nella Valle del Reno.
La Ghiacciaia della Madonnina è una delle poche ghiacciaie rimaste intatte lungo la Valle del Reno. In questo comparto la produzione del ghiaccio naturale è stata la più duratura, sino addirittura alla fine della seconda guerra mondiale. Nel periodo di massima produzione del ghiaccio, lungo la Valle del Reno si contavano fino a sessanta ghiacciaie; quella che si è mantenuta meglio è questa. La produzione del ghiaccio è iniziata intorno al 1700, il periodo clou è stato il 1800 per via della costruzione della Via Modenese, voluta del Granduca Leopoldo I di Toscana e da Francesco II Duca di Modena e Reggio Emilia. Anche l’inaugurazione della Ferrovia Porettana, datata 1864, dette impulso a questo tipo di attività. La particolarità delle ghiacciaie della Valle del Reno è che si trovavano tutte lungo la strada e quindi il commercio era più facile. I committenti ai quali si portava il ghiaccio erano operatori ospedalieri e macellai, quindi all’inizio gli scopi erano sanitari e alimentari. Col passare del tempo il ghiaccio cominciò ad essere portato anche ai grandi signori fiorentini che avevano la ghiacciaia all’interno delle proprie ville. Poi, dalla fine del 1800, venne portato anche alle persone dei paesi.
Ferriera di Maresca
A Maresca è visitabile la più antica ferriera di tutta la Toscana; costruita verso la metà del XIV secolo, ha lavorato fino agli anni ’80 del 1900. L’Ecomuseo l’ha restaurata, grazie a finanziamenti europei, locali e privati.
Al suo interno si conservano i macchinari idraulici storici (ruote, albero, magli). Il visitatore può provare a lavorare il ferro, sotto la guida dei nostri operatori. Diventa anche tu fabbro del Granducato di Toscana! La lavorazione del ferro è sempre stata di importanza vitale, per la costruzione di armi e di attrezzi per l’agricoltura e l’edilizia. In Toscana la presenza di minerale ferroso in grande abbondanza sull’Isola d’Elba ha consentito lo sviluppo di una civiltà del ferro, nata con gli Etruschi e sviluppatasi poi durante i secoli, fino a interessare tutta la regione.
L’itinerario del ferro racconta la storia della siderurgia in epoca tardo medievale e pre-industriale presente sulla Montagna Pistoiese almeno dal XIV secolo; dal 1543, grazie a Cosimo I de’ Medici, la zona divenne primo polo siderurgico del Granducato di Toscana.
La montagna, con i suoi fitti boschi e l’abbondanza di acqua, era infatti ricca di energia naturale e garantiva la forza motrice e il combustibile per gli antichi opifici di lavorazione del ferro.
LA STORIA
In una lettera di Cosimo I De’ Medici, nel 1542 la Ferriera di Maresca viene menzionata come già esistente e funzionante: si suppone quindi che la sua costruzione possa risalire alla fine del 1400. Essa costituisce un’importantissima testimonianza per la storia della lavorazione del ferro in Toscana: nel 16° secolo, infatti, la Montagna Pistoiese, grazie alla ricchezza di boschi e di acque, fu scelta dai Medici, signori di Firenze, per diventare il primo polo siderurgico dello Stato Toscano.
Sulla Montagna Pistoiese arrivava pertanto la ferraccia, in arrivo dall’Isola d’Elba, che veniva trasportata dopo un lungo percorso via mare, fiume e infine a dorso di mulo; qui veniva lavorata, “cotta”, depurata da zolfo e altri minerali e trasformata in acciaio: i fabbri poi ne ricavavano armi, attrezzi agricoli e altri oggetti dell’uso quotidiano.
Nel 1995 in virtù dei suoi 500 anni di storia, tutto l’edificio e i macchinari in esso conservati sono stati dichiarati bene di rilevante interesse culturale da parte della Soprintendenza ai Monumenti di Firenze Pistoia e Prato, che vi ha apposto il vincolo diretto. La Ferriera, di proprietà della famiglia Papini, ha lavorato con continuità fino alla metà degli anni ’80; in seguito, a causa di lunghi anni di inattività, la struttura si era rapidamente deteriorata e fino a due anni fa versava in cattive condizioni.
Le informazioni sono tratte dal sito dell’ ECOMUSEO.